top of page
Immagine del redattoreLuca Chino Ferrari

Warren Smith, fuoco fatuo del rockabilly.

Aggiornamento: 30 ago 2021


Frequento da tempo un negozio di dischi e cassette in provincia di Piacenza, uno degli ultimi negozi cosiddetti “generalisti”, di quelli che sin dagli anni Settanta del Novecento vendevano dischi in vinile, cassette, impianti Hi-Fi, strumenti musicali, spartiti per chitarra e pianoforte, accessori per strumenti e impianti stereo… veri e propri templi per appassionati.

Il tipico negozio di provincia in cui il tempo, da quell’epoca, sembra essersi fermato ed è ancora possibile, confidando sulla disponibilità del negoziante, immergersi per ore nei polverosi scaffali per ritrovarsi tra le mani incredibili tesori discografici.


Recentemente mi sono imbattuto in questo “The Legendary Sun Performers – Warren Smith”, uno dei volumi di una serie dedicata dal 1977 al 1981 dall’etichetta inglese Charly Records, stampati su licenza anche in Italia dall’Ariston (distribuzione Ricordi) nell’etichetta economica Oxford (OX-3212, 1981).

La collana, come si può vedere da alcune splendide copertine riprodotte nella galleria a piè di pagina, presentava un dipinto dell'artista Pop Art David Oxtoby [1], e nell’arco di qualche mese dedicò antologie a ‘grandi performer della Sun quali Billy Lee Riley, Sunny Burgers, Carl Mann, Rosco Gordon… e, appunto, WARREN SMITH. Tutti musicisti coevi del grande Elvis, saliti alla ribalta in quel epocale 1955 (più o meno anno della nascita del rock’n’roll) e dopo qualche disco finiti loro malgrado nell’oblio, i riflettori spenti e un destino commerciale irrimediabilmente segnato.


La vicenda di Warren Smith, per questo, non si discosta granché dall’amaro canovaccio su cui si è modellata la vita artistica degli altri musicisti oscurati dalla stella cometa Presley, ma i pezzi dell’antologia, compilata da Martin Hawkins, co-autore di una storia ufficiale della Sun Records [2], testimoniano la grandezza del cantante/chitarrista soprattutto nell’ambito del “rockabilly”, stile derivato dal rock’n’roll come effetto della fusione di quest'ultimo con il rhythm & blues, il country e il folk e diffusosi in particolare nel sud degli Stati Uniti.[3]

Scrive Hawkins nelle note di copertina: “Warren Smith è una leggenda del rockabilly, principalmente per le sue registrazioni con la Sun come “Miss Froggie”, “Rock’n’roll Ruby” e “Ubangi Stomp” che uscirono su 45giri nel 1956 e 1957. Questi pezzi, come varie gemme scoperte di recente tipo “Red Cadillac”, assicurano a Warren Smith un posto nella Storia”.

Era nato a Humphreys County, nel Mississippi, il 7 febbraio 1932, Smith. A seguito della separazione dei genitori, trascorse gran parte dell'infanzia coi nonni a Louise, Mississippi. Entrato nella United States Air Force per la leva obbligatoria, imparò da autodidatta a suonare la chitarra durante il tempo libero nella base di San Antonio, Texas. Ottenuto il congedo, Smith concentrò le sue energie sulla carriera musicale e iniziò a suonare nelle sale da ballo e nei locali del sud. A seguito dell'ingaggio al Cotton Club, un locale notturno di West Memphis (Arkansas), venne notato da Stan Kessler, che suonava la steel guitar con gli Snearly Ranch Boys. Kessler fu tanto impressionato dalla voce di Smith che organizzò un'audizione con Sam Phillips, proprietario di una piccola etichetta del Tennessee, la Sun Records.

L'importanza della Sun e di Philips nell'economia della storia della popular music è ormai acclarata [4]. Basti dire che senza la Sun molto probabilmente non ci sarebbe stato Elvis Presley e il rock'n'roll, con tutta la schiera di eccezionali musicisti e cantanti che contribuirono a farne una vera e propria rivoluzione generazionale (Carl Perkins, Johnny Cash, Jerry Lee Lewis...).

Tra tanti talenti, la peculiarità di Smith era quella di passare da uno stile all’altro con grande disinvoltura, mostrando il suo indubbio talento soprattutto nell’arrangiamento ‘rockabilly’ di un brano country-western di Hank Snow, “The Golden Rocket”, pubblicato nel 1950: sei anni dopo Smith riarrangiò il pezzo in un rock'n'roll mid-tempo caratterizzato da contrappunti e assoli di sax e ritmiche e assoli di chitarra elettrica, interpretandolo con un nervoso registro vocale à la Johnny Cash.

A 23 anni Smith sembrava destinato al successo, le session in studio per la Sun tra il febbraio del 1956 e il gennaio del 1959 stanno lì a dimostrarlo. Ma qualcosa andò storto. Dei dieci pezzi registrati, solo “So long I’m gone”, composto da Roy Orbison, raggiunse il 74esimo posto nella classifica dei singoli di "Billboard", le altre suscitarono una lieve eco solo a Memphis e dintorni. Philips avrebbe confessato anni dopo che la difficoltà nel promuovere Smith era dovuta alla sua ambiguità stilistica: la voce troppo country per poter diventare un idolo adolescenziale ne aveva compromesso irrimediabilmente l’immagine.


La fine del contratto con la Sun, che segnò il crollo delle illusioni, portò Smith a migrare in California. Nonostante Johnny Cash gli avesse offerto un posto nel suo show itinerante, nel 1960 il cantante ottenne un accordo con la Liberty, determinato a cavarsela da solo. La prima uscita di Smith per la Liberty, un eccellente honky tonk intitolato "I Don't Believe I'll Fall in Love Today", fu un successo immediato, raggiungendo la quinta posizione nella classifica country di "Billboard", come il seguito, "Odds and Ends (Bits and Pieces)", che si piazzò nella Top Ten.

Benché sembrasse aver rilanciato la carriera, i due singoli seguenti cantati in duo con Shirley Collie, che diventò sua moglie nel ‘63, non portarono a nulla di significativo. Anzi, l’intensa attività live nei più sperduti locali del Paese, lontano di riflettori nazionali, indussero Smith all’abuso di alcol e di anfetamine per controllare la fatica e la frustrazione.

Come non bastasse, nel 1965 il cantante fu coinvolto in un grave incidente d'auto a La Grange, in Texas, che gli causò gravi lesioni alla schiena, tali da costringerlo per quasi un anno all'inattività prima di poter tornare ad esibirsi. A questo punto, il contratto con la Liberty era scaduto e data la sua reputazione sempre più compromessa, i discografici gli diedero il ben servito. Smith riuscì comunque a registrare alcuni nuovi pezzi per la piccola etichetta Slick Records e un 45giri per la Mercury, ma commercialmente si trattò di un nuovo fallimento che esacerbò i problemi con le droghe e l'alcool al punto che venne arrestato per aver rapinato una farmacia a Huntsville, in Alabama.

Dopo aver scontato 18 mesi di carcere, si trasferì in Texas e nella primavera del 1977, registrato un nuovo album rockabilly ("The Legendary Warren Smith" per la Lake Country), Smith fu convinto ad esibirsi a Londra in uno spettacolo che includeva alcuni colleghi della prima generazione rock come Charlie Feathers, Jack Scott e Buddy Knox. L'esibizione si rivelò inaspettatamente un grande successo, tanto che Smith fu costretto a prendere atto con legittima sorpresa di avere ancora un fedele seguito di fan in UK. Rinfrancato dall'esperienza, nei mesi seguenti tornò in Inghilterra per altri concerti e incrementò l'attività di performer in patria. Ma proprio mentre si stava preparando per un nuovo tour in Inghilterra, il 30 gennaio 1980 un attacco di cuore gli tolse la vita. Aveva solo 47 anni, almeno venticinque passati a rincorrere il sogno di una popolarità mai pienamente raggiunta...



Note:


[1] David Oxtoby (1938) è un artista Pop Art attivo dagli inizi degli anni Sessanta del Novecento. Una scheda biografica si trova alla pagina Web https://www.tate.org.uk/art/artists/david-oxtoby-27476


[2] cfr. "Sun Records. A brief history of the legendary record label", scritto con Colin Escott e pubblicato la prima volta in USA nel 1980 dalla Omnibus Press;


[3] sembra non esista ancora una definizione accettata da tutti di "rockabilly". Secondo il Cambridge Dictionary, ad esempio, si tratterebbe di "un primo stile di rock and roll che iniziò agli inizi degli anni '50 negli Stati Uniti e che combina i suoni della musica country con il forte ritmo del rock and roll", mentre per il Merriam-Webster "musica popolare caratterizzata da elementi della musica rock e del country". Per Wikipedia, invece, "il Rockabilly è uno dei primi stili di musica rock and roll. Risale ai primi anni '50 negli Stati Uniti, specialmente nel Sud. Come genere fonde il suono di stili musicali occidentali tipo il country con quello del rhythm and blues, fino a quello che è considerato il rock and roll "classico"".

Più articolata e attendibile è senz'altro la descrizione di Charlie Gillett, storico della popular music, che nel suo fondamentale "The sound and the city. The rise of the rock'n'roll" del 1970 (rivisto nel 1983) scrive: "Non tutti i cantanti erano influenzati dal blues in modo così evidente come lo era Presley. Carl Perkins e Johnny Cash, ad esempio, cantavano in uno stile di ispirazione country & western."Rockabilly" è la definizione applicata a questa musica che si distingueva dal rock'n'roll dei gruppi del nord, come i Comets. Nel rockabilly i ritmi erano più slegati, e non c'erano né sassofoni, né coristi. Analogamente ai cantanti dance blues della tradizione di New Orleans, gli artisti rockabilly avevano uno stile più personale, confidenziale di quello di Haley, e le loro esecuzioni suonavano meno preparate e calcolate. I musicisti rockabilly, però, rispondevano in modo più violento ad impreviste flessioni nella voce del cantante, raddoppiando alcuni accordi per modulare l'improvvisa accelerazione ritmica della voce. "You're a Heartbreaker" di Presley (...) e "Blue Suede Shoes" di Carl Perkins sono delle esemplificazioni di questo stile. (...) Il rockabilly diventò una parte essenziale delular music americana, sia perché rappresentava fonte di ispirazione costante per i cantanti d'oltre frontiera fuori dal sud, sia per il successo occasionale riscosso a livello commerciale dagli altri artisti rockabilly, oltre a Presley";


[4] cfr. Charlie Gillett in "The Sound Of The City. La storia del rock" (edizioni Lakota, Roma 1989), in particolare il capitolo 5 del primo volume intitolato"Le indie".


- DISCOGRAFIA ESSENZIALE -

Cfr. la discografia compilata da Terry E. Gordon alla pagina http://www.rcs-discography.com/rcs/search.php?type=acode&key=smit7600, la pagina di Wikipedia https://en.wikipedia.org/wiki/Warren_Smith_(singer) , il blog Praguefrank's country music discographies alla pagina https://countrydiscoghraphy2.blogspot.com/2016/07/warren-smith.html



Le copertine di David Oxtoby.



20 visualizzazioni0 commenti

Comments


bottom of page