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Immagine del redattoreLuca Chino Ferrari

Più sbirri morti...

Aggiornamento: 30 ago 2021



Cremona è sempre più città vandalizzata e degradata, basta percorrerla con occhi aperti e osservarla. Oltre i facili ottimismi di facciata (quell’irritante “andrà tutto bene”, nonostante i morti e la palese sprovvedutezza delle azioni messe in campo da Regione Lombardia) e la ricorrente ‘narrazione’ retorica di un’amministrazione cittadina che vede sempre e solo “bello” laddove è evidente bruttura, sporco e abbandono: Sindaco e giunta dovrebbero interrogarsi sulle ragioni di tanta disaffezione civica perché bisogna avere la capacità di confrontarsi proprio con coloro che non vogliono saperne di essere ‘civici’.


Le scritte sui muri, ad esempio, dicono più di quanto un'idea estetizzante e retorica della città è disposta a capire: andrebbero lette e interpretate, anziché stigmatizzate in ragione di un ideale di comunità cristallizzata e immutabile, appiattita su un solo presunto 'bello' che esiste più che altro, appunto, nella mente di qualche politico e cittadino ingenuo o in malafede e non ha una rispondenza con la realtà delle cose. La città pulsa vitale e si trasforma sotto i nostri occhi, giorno per giorno, ci parla di come i suoi abitanti la vivono, ben al di là della retorica stucchevole di istituzioni e media su violini, Mina, Cremonese, Ferragni, Vanoli, “la più bella piazza d’Italia”...

L'atto vandalico, lo sfregio a quello che rappresenta l'istituzione pubblica (il palazzo storico, la statua, un muro del centro città, una ‘casa popolare’...) o la proprietà privata, ha un significato e un 'valore' a saperlo pesare e ci dice di un disagio che deve essere analizzato e studiato, e che non può prevedere come risposta soltanto il biasimo o la repressione. Più videocamere, più controlli, più sanzioni… quando non l’esercito o il TSO.

O, addirittura, la pavida ipocrita indifferenza.


C’è una parte di società che non si sente rappresentata e dissente, sa di non avere voce e esprime il suo dissenso come può. Cosa dice quella scritta "più sbirri morti", considerata odiosa e inaccettabile da molti, sprayata sul muro di una scuola, ad esempio?


Ci dice semplicemente che le forze dell'ordine possono diventare anche una minaccia per il cittadino comune, difendono la popolazione ma possono ucciderla senza motivo; gli episodi tragici in cui sono morti cittadini inermi per gli eccessi della violenza delle forze dell’ordine sono ormai innumerevoli e senza giustificazione alcuna, nonostante la propaganda nauseante di certa politica nazionalista e patriottica che non fa che appellarsi a trite ideologie antistoriche e irrazionali per giustificare o occultarne le tragiche responsabilità. Episodi che hanno suscitato sconcerto in tanti cittadini e preoccupazione, quando non diffidenza e paura. E’ un dato di fatto e continuare a ignorarlo, evitando di farci i conti, non fa crescere la consapevolezza sociale del cittadino sui diritti e i doveri di una convivenza pacifica e democratica, non contribuisce a un confronto maturo con la questione della responsabilità di ognuno. In primis delle istituzioni.

Anche nella "sonnolenta" e "pacifica" Cremona, come nel resto del Paese, serpeggia un malessere profondo tra le persone – disilluse, spaesate, disperate, arrabbiate - che è dovere di un buon amministratore saper accogliere e comprendere: perché, come accade in genere, costa davvero poco cancellare una scritta, pur sapendo che riaffiorerà puntualmente altrove, perché per alcuni esprime solo una brutale, ma insopprimibile verità.



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