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Immagine del redattoreLuca Chino Ferrari

Distruggere ringiovanisce.



Ha ragione l'anonimo (anarchico) che ha sprayato questa scritta sui marmi del porticato di via Manzoni, a Cremona. Sì, distruggere ringiovanisce.

Non la distruzione futurista della "guerra sola igiene del mondo" (Marinetti), non quella banale dei roghi innescati da psicotici o criminali in questi mesi estivi, né "la pratica genocidiaria e la pulizia etnica" del XX secolo analizzate da Jacques Semelin [1], ma l'effetto del fuoco junghiano nei riti simbolici dei miti fondativi, elemento di purificazione e cambiamento, impeto iconoclasta di chi è ai ferri corti col presente e rifiuta di sottostare agli indiscutibili precetti della Storia, collettiva o individuale che sia.

Distruggere i buddha incontrati per strada (Kopp, 1972), i simboli intangibili del potere (economico, sociale, culturale...), le scorciatoie del pensiero che sfociano invariabilmente nei labirinti del pregiudizio e del luogo comune. Distruggere i padri e le madri dell'abominevole tradizione familista cattolica (Cooper, 1967), i buoni sentimenti della pelosa carità cristiana, lo stucchevole buonsenso del politicamente corretto, i violenti diktat delle religioni, della morale di stato, del perbenismo salottiero, della violenta celebrazione della competitività e del successo come unico totem esistenziale... Distruggere la perversa logica del profitto individuale a discapito dell'interesse comune, il consumismo fine a se stesso, panacea antidepressiva dell'homo consumens (Bauman, 2007); il depredare compulsivo del pianeta che estinguerà tutto...

Distruggere ringiovanisce perché libera la mente dalle scorie del passato e del presente, ripristina il sistemi operativi della mente, rende fecondo lo spirito, ricettivi i sensi. Perché a differenza di quanto riportano i vocabolari di regime, distruggere non è mai fine a se stesso, è provocare incrinature di senso, aprire spazi inediti là dove non esistevano, creare inaspettate opportunità, indicare orizzonti sconosciuti, far scaturire occasioni per nuove sfide. Distruggere per ringiovanire, dunque.



[1] Jacques Semelin, "Purificare e distruggere. Usi politici dei massacri e dei genocidi", Einaudi 2007.

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