"L'illusione di Dio. Le ragioni per non credere" è il titolo di un fortunato saggio divulgativo di Richard Dawkins, biologo evolutivo inglese, pubblicato nel 2006 (in Italia da Mondadori nel 2007 nella traduzione di Laura Serra).
Nelle 395 pagine di dissertazione, con un registro semplice e immediato, contrappuntato da ironie e aneddoti divertenti, Dawkins passa in rassegna e confuta tutte le principali "prove" circolate nella storia dell'umanità a sostegno dell'esistenza di dio.
Da radicale darwiniano qual è, sostenitore dei meccanismi della selezione naturale e dell'adattamento con cui la "gru biologica" ha reso il nostro pianeta quello che è, non concede nulla alle divagazioni di chi, al contrario, ipostatizza l'esistenza di un "gancio appeso al cielo" voluto da un'entità creatrice, autrice del cosiddetto progetto intelligente.
Come sintetizza perfettamente in uno snodo del volume (a pag. 160), riassumendo i passaggi nevralgici della sua analisi:
1. Per secoli una delle più importanti sfide dell'intelletto umano è stato spiegare come l'universo sia così complesso e improbabile da apparire frutto di un progetto.
2. La tentazione naturale è quella di attribuire all'apparenza lo statuto di realtà. Nel caso dei manufatti umani, come un orologio da polso, il progettista è davvero un tecnico intelligente; perciò si è tentati di applicare la stessa logica a un occhio, un'ala, un ragno o una persona.
3. La tentazione è fuorviante perché l'ipotesi del progettista solleva immediatamente il problema più vasto di chi abbia progettato il progettista. Il problema da cui eravamo partiti era quello di spiegare l'improbabilità statistica e, ovviamente, non è una soluzione postulare qualcosa di ancora più improbabile. Abbiamo bisogno di una "gru", non di un "gancio appeso al cielo", perché solo una gru può permetterci di passare in maniera graduale e plausibile dalla semplicità a una complessità altrimenti improbabile.
4. La gru più ingegnosa e potente che sia stata scoperta finora è l'evoluzione per selezione naturale. Darwin e i suoi successori hanno dimostrato che, con la loro incredibile improbabilità statistica e un'apparenza che suggerisce il progetto, le creature viventi si sono evolute per gradi molto lenti da organismi più semplici. Ora possiamo affermare con sicurezza che l'impressione di un progetto è solo un'illusione.
5. Non c'è ancora una gru equivalente in fisica. In linea di principio, alcune teorie del multiverso potrebbero svolgere in questo campo la stessa funzione esplicativa che il darwinismo svolge in ambito biologico. Il multiverso appare meno soddisfacente del darwinismo, perché fa maggiore assegnamento sulla fortuna, ma il principio antropico ci autorizza a postulare molta più fortuna di quella che la nostra limitata intuizione umana si sente di auspicare.
6. Cerchiamo di non abbandonare la speranza che si presenti anche in fisica una gru migliore, potente quanto il darwinismo in biologia. Ma, anche in mancanza di uno strumento soddisfacente come l'evoluzione, le gru relativamente deboli che abbiamo al momento attuale sono, soprattutto se sostenute dal principio antropico, assai migliori dell'illusorio gancio appeso nel cielo rappresentato dal progettista intelligente".
Giustamente definito da Piergiorgio Odifreddi (autore a sua volta nel 2007 del notevole "Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)") "il grande manifesto laico", il libro di Dawkins è un'equilibrata, ragionata, compassionevole confutazione della più grande illusione dell'umanità che, come si propone l'autore, "intende risvegliare le coscienze, facendo luce sul fatto che l'ateismo è un'aspirazione non soltanto realistica, ma anche nobile e coraggiosa".
Perché, come scrive Dawkins, "si può essere atei felici, equilibrati, morali e intellettualmente appagati".
(nella foto Richard Dawkins con la maglietta: "RELIGIONE. Insieme possiamo trovare la cura")