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Immagine del redattoreLuca Chino Ferrari

Sulle tracce di Guy Debord...

Aggiornamento: 30 ago 2021


Nei giorni scorsi sono stato a Cosio d'Arroscia, il paese della val Arroscia, sulle alpi liguri, dove il 27 luglio 1957 Guy Debord, Piero Simondo, Pinot Gallizio Elena Verrone, Michèle Bernstein, Asger Jorn e Walter Olmo fondarono il movimento Situazionista.

Un paese arroccato sulle montagne, duecento i residenti, una settantina le persone che lo abitano stabilmente. Un bar nell'unica piazza, un ottimo ristorante aperto solo di domenica, la posta e il municipio che ospita il Museo delle Erbe.

Nel borgo, ormai in parte diroccato e comunque abbandonato, i luoghi in cui Simondo ospitò Debord per qualche tempo elaborando le idee che fecero (e fanno) del Situazionismo il movimento filosofico più attuale del Novecento. L'unico, dopo il Luddismo e il Dadaismo, ad aver mantenuto intatto il suo potenziale rivoluzionario.

I fondatori del Situazionismo a Cosio d'Arroscia: (da sinistra) Pinot Gallizio, Piero Simondo, Elena Verrone, Michèle Bernstein, Guy Debord, Asger Jorn e Walter Olmo.

Qui, l'autore dell'epocale, inarrivato "La Società dello Spettacolo", pubblicato in Francia nel 1967, e dell'apocalittico lungometraggio "In girum imus nocte et consumimur igni" (del 1978), si fece fotografare per le vie del paese con l'espressione rilassata e divertita di chi è ancora ignaro e inconsapevole dello straordinario destino che gli sarà riservato di lì a poco.

Come ha scritto Anselm Jappe nel primo saggio biografico in italiano scritto sull'ideologo del movimento, "Gli eventi del '68 danno all'improvviso una certa notorietà a Debord; lui, che non ha mai avuto il gusto di occupare un qualsiasi posto sul davanti della scena di una società che disprezza, e che in più ha sempre amato la discrezione, si rende ancora più inaccessibile. Con i numerosi groppuscoli in vari paesi che si pretendono eredi dei situazionisti e che passano il tempo tra liti di cortile considerati atti rivoluzionari, Debord vuole tanto poco avere a che fare quanto con i tentativi di 'ricupero' che trasformano gli eroi del '68 in direttori di collane editoriali e professori, in uomini politici o almeno in oggetti compiacenti di interviste. La sua riposta è: "Io troverei altrettanto volgare divenire un'autorità nella contestazione della società che divenirlo in questa società stessa" " (A. Jappen, "Guy Debord", Manifestolibri, Roma 1999).

Qui sotto una sequenza di 32 scatti catturati con il cellulare da Elena Blasi, compagna di questa e di tante altre avventure...

Per approfondire on line:

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