Sull'ultimo numero di "The Economist" l'Itaglietta di Mattarella, Renzi, Berlusconi, Savini e Di Maio è fatta nuovamente a pezzi da un articolo intitolato "Italy votes for irresponsability. Why Europe should be worried" ("L'Italia vota per l'irresponsabilità. Perché l'Europa dovrebbe essere preoccupata") che è più di un verdetto inappellabile. Nel pezzo all'interno, pesante come un macigno, la consueta analisi impietosa della situazione del Paese in cui è prevalso il populismo e le facili promesse irrealizzabili e inverosibile una maggioranza di governo: "Dovendosi confrontare con lo stallo, il presidente Mattarella potrebbe decidere di nominare un governo tecnico. O potrebbe chiedere agli italiani di tornare a votare. Nessuna delle tue opzioni sarebbe comunque risolutiva. Fare in modo che i populisti restino fuori dal Parlamento avrebbe solo l'effetto di rafforzarli; meglio far emergere le loro vuote promesse offrendo loro qualche responsabilità di governo".
E conclude: "La terza economia più grande della Zona Euro registra una crescita bassa e un debito pubblico pari a circa il 130% del PIL. E' persino troppo grande da ignorare. L'Italia mette a rischio la stabilità dell'euro, a meno che non riesca a riformarsi. E da quanto è risultato evidente dalle ultime elezioni, non ne è in grado".
"Il Manifesto" di oggi, a firma Marco Revelli, propone un editoriale di analisi della 'sparizione' della Sinistra che ben si integra con la lettura del quadro attuale dell'"Economist". Per Revelli, siamo alle macerie, alla conta dei morti, al crollo di ogni barlume di idea residua, con l'aggravante, rispetto alle disfatte del passato, che stavolta "la sinistra del 2018 (se ha ancora un senso chiamarla così) non è stata messa sotto da nessuno. Non è stata selezionata come avversario da battere da nessuno degli altri contendenti. Se n'è andata da sé. O quantomeno si è messa di lato. Gli elettori si sono limitati a sfilarle accanto per andare altrove. Come si lascia una casa in rovina."
E il titolo del quotidiano, al solito geniale - "Il fiato sul colle" - esplicita senza troppi giri di parole la situazione di tragico empasse in cui versa il Paese, Mattarella nell'imbarazzo appunto di dover affidare l'incarico per la costituzione del nuovo governo mentre i due legittimi vincitori ne reclamano il diritto esclusivo.
Nessuno è in grado di governare perché nessuno, al di là del dichiarato, ha intenzione seriamente di assumersene la responsabilità. E sebbene un governo bene o male, prima o poi verrà formato, state certi che durerà molto poco. Non ci sono i numeri in Parlamento, la legge è stata congegnata per non determinare maggioranze nette, quindi la governabilità.
E la terza economia in Europa, a causa di una casta politica inqualificabile, cialtrona, cinica, appunto, sta rischiando un tracollo pari a quello della Grecia...