Cosa può impedire a un musicista di comporre la sua musica?, chiesero a Captain Beefheart in un'intervista.
"Il rigor mortis", rispose, "e io compongo tutto il tempo, continuamente".
Quando qualche anno fa nella mia odiata città natale si organizzò un'edizione di "Le corde dell'anima", la solita pretestuosa parata di scrittori famosi (più per popolarità televisiva) invitati a presentare i loro libri e a discettare di musica, qualcuno si ricordò che da oltre trent'anni un autore 'locale' scriveva di musica e mi chiesero di partecipare. Unica condizione, precisarono, che avessi un libro in uscita.
Era il 2012 credo, e l'ultimo libro pubblicato a mio nome, "Folk geneticamente modificato", risaliva al 2003. Non avevo quindi 'un libro in uscita', anche se da tempo stavo lavorando ad alcune idee (che mi avrebbero portato a scrivere di Mike Taylor) e comunque ero impegnato in alcune traduzioni per l'editore modenese Sublime.
Ci spiace, risposero. Non possiamo invitare uno scrittore che non abbia un libro di imminente pubblicazione, è contrario ai principi dell'organizzazione.
Naturalmente risposi che non condividevo per nulla questa assurdità e citai la battuta di Captain Beefheart, genio di cui avevo scritto un libro per Stampa Alternativa nel 1996.
Perché uno scrittore (un musicista, uno scultore, un pittore... insomma, un creativo) scrive anche quando non scrive, perché la scrittura si rivela, prendendo forma, a partire dalla mente, facendosi strada in una dimensione che inizialmente è solo ideativa, endogena, intima.
Uno scrittore scrive continuamente perché edifica mondi con il linguaggio della mente prima che con quello dei segni; la prima pagina bianca è nella sua mente, è la sua mente, ed è una pagina destinata a riempirsi di idee, immagini, connessioni di continuo. Si riempie e si svuota, accumula segni e li cancella, seleziona immagini, elabora connessioni logiche, costruisce strutture narrative.
Questa dimensione è avvilita da un mondo della 'cultura' asservito alla deleteria, mortifera logica del prodotto (e del profitto). Quella stessa logica che manda per settimane ai primi posti delle classifiche di vendita autori di vuote banalità solo perché volti famosi della TV.
Uno scrittore esiste a prescindere dai libri che scrive, anche in assenza degli stessi, perché si è scrittori per conformazione mentale, attitudine, destino, vocazione prima che per i libri materialmente scritti e pubblicati.
Per la maledetta città in cui ho avuto la sfortuna di nascere e vivere non esisto come scrittore...
(La foto riprende un'opera di Carl Schenkel, grafico tra gli altri di Captain Beeheart e di Frank Zappa, esposta in una mostra del 2011).